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Iniziamo subito con una domanda difficile: la politica italiana come sta?

Guardi in questi giorni sto guardando 1993 (la serie in onda su Sky). Ecco, il biennio 1992-93 per la politica in Italia resta l’anno 0. Dalla strage di Capaci a Tangentopoli il mondo (politico) come l’avevamo conosciuto venne spazzato via. La Dc, il Psi, un sistema complessivo di gestione del potere che durava da anni, venne mandato a casa in pochi mesi. La Mafia rialzava la testa e consapevole che perdeva dei referenti politici, dava un segnala forte. Lì la frattura, la sfiducia mai ricomposta tra popolo e corpi intermedi, in particolare i partiti, esplodeva in tutta la sua forza: le monetine contro Craxi che scappa e il cappio in Parlamento della Lega Nord ci portano a Grillo oggi, un sottile filo rosso in cui si buttò via il bambino con l’acqua sporca. Il paradosso è che spazzare via i partiti ha significato ottenere l’opposto di quello che gli italiani chiedevano dopo la stagione degli scandali: aumentare il rapporto diretto tra eletto ed elettori e alle clientele e alla crescita di interessi particolari gli interessi collettivi senza controllo e trasparenza.  L’ascesa di Berlusconi e la Terza via di Blair, abbracciata da D’Alema in Italia, segnarono l’inizio della fine del concetto di Alternativa di una sinistra che non sceglie più di guidare l’economia e i mercati ma di assecondare la grande finanza scegliendo la resa verso un neoliberismo temperato. Oggi paghiamo quegli errori fatti di privatizzazioni, la perdita dell’art. 18 e più in generale di uno smantellamento del Welfare state, fatto sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Il sistema dei partiti insomma per rispondere alla sua domanda: gode di pessima salute, e segnali vanno fatti risalire a un ventennio fa.

E quella abruzzese?

In Abruzzo, negli ultimi anni abbiamo avuto più ombre che luci: anche qui ci sono state stagioni in cui la Magistratura è entrata a gamba tesa nella vita politica della nostra regione e tuttora accade. Resto garantista, ma non è possibile eludere le domande dei cittadini che da anni chiedono discontinuità sia nella rappresentanza politica sia nelle scelte di governo. Serve qui come a livello nazionale una vera e propria rivoluzione che dovrebbe vedere un processo di autoriforma dei partiti: devono tornare ad essere aperti, inclusivi, permeabili alle richieste che arrivano dalla società. Invece resta forte un sistema clientelare e il metodo della cooptazione e della fiducia al capobastone di turno che vince su tutto; questo resta inaccettabile se si vuole pensare di ricostruire un legame tra cittadini e istituzioni. Un antidoto? La partecipazione popolare.  Per questo abbiamo accolto la proposta di Legge regionale sulla partecipazione del comitato ‘Democrazia costituzionale’. Nei prossimi mesi organizzeremo assemblee pubbliche in tutto Abruzzo per presentarle e siamo aperti alle sollecitazioni di associazioni e singoli cittadini. Su questo ad esempio aspettiamo un segnale dagli altri partiti. La firmino e la presentino in consiglio con noi. Sarebbe un bel segnale.

La sinistra, come la vede lei in qualità di coordinatore per l’Abruzzo del partito Sinistra Italiana?

Qui il discorso sarebbe davvero lungo, prima ne accennavo solo una parte: la sinistra torni a essere utile socialmente e a incarnare il desiderio di cambiamento che abbiamo visualizzato plasticamente dal voto del 4 dicembre, allora ci potranno essere speranze. La sinistra in questi anni ha dismesso completamente il proprio insediamento sociale. Il giornale è un vero e proprio bollettino di guerra: morti sul lavoro, femminicidi; la sinistra deve tornare ad avere pensieri lunghi, deve saper immaginare un futuro e deve sapere mettere in piedi una idea di mondo. Oggi accozzaglie di ceto politico o scorciatoie con alleanze posticce comporta il solo continuare a essere percepiti come parte del problema e non la possibile soluzione. Alla costellazione dei partiti a sinistra in Abruzzo dico: il problema non è solo metterci insieme, come tante e tanti ci chiedono, ma come ricominciare a far partecipare i milioni di persone che hanno abbandonato la politica senza essere ‘ingombranti’: essere inclusivi vuol dire cedere sovranità dando protagonismo alle nuove generazioni, non rimettere insieme i trombati della Seconda Repubblica. Io non ho il torcicollo, non voglio rifare l’Ulivo nè credo che ricette obsolete possano salvarci, la mia generazione politica non si sente sconfitta e non vuole morire di vittimismo e di resa. Allo stesso tempo non mi basta la testimonianza, servirà un lavoro lungo che guardi al medio periodo, chi pensa che tutto si possa risolvere alle prossime elezioni politiche o è ingenuo o è disonesto. Il Pd a trazione renziana ha concluso la sua mutazione genetica, è ora chiaro che ha scelto di abbandonare definitivamente il campo originale di gioco. Il Decreto Minniti è paradigmatico: invece che la guerra alla povertà si fa la guerra ai poveri.  Il problema è che non si tratta di un singolo seppur gravissimo scivolone perché il provvedimento si pone all’interno di un quadro di contro-riforme come la Buona scuola e l’abolizione dell’art. 18 degli ultimi anni. Il Pd a forza di inseguire la destra è diventato di destra. Non credo che dobbiamo convincere loro a cambiare idea, dobbiamo solo preoccuparci di costruire percorsi nuovi, senza scorciatoie e senza vivere in attesa di Godot. Serve un intellettuale collettivo, e serve costruirlo subito tornando in quelle periferie troppo spesso citate e troppo poco frequentate.

La mega discarica di Bussi, il caso dell’acqua del Gran Sasso che ha investito il Teramano, il terremoto; l’Abruzzo ha diverse questioni da risolvere. Il vostro punto di vista?

Su Bussi sono anni che cerchiamo di mantenere in piedi una doppia priorità: la bonifica delle aree e la salvaguardia del tessuto sociale che soffre l’emorragia di migliaia di posti di lavoro che ha messo in ginocchio tutta la Val Pescara. Purtroppo spesso siamo soli, e la notizia di pochi giorni fa che abbiamo portato anche al Senato con un interrogazione ci rende preoccupati: l’accordo di programma firmato il 2 maggio scorso in cui le aree 2A e 2B passerebbero da Solvay al Comune di Bussi. Crediamo che questa strada possa creare un pericoloso precedente anche per altre situazioni similari in giro per l’Italia: si doveva procedere con la bonifica cosi come consente la legge, ovvero con l’occupazione temporanea delle aree, senza perseguire strane alchimie in cui il privato inquina e il pubblico raccoglie i cocci. Su questo il ruolo della Regione è gravissimo e ne chiederemo conto.

Sull’acqua del Gran Sasso ci aspettiamo che la Regione riconosca politicamente la giusta proposta di Wwf, Legambiente, Mountain Wilderness, Arci, ProNatura Laga, Cittadinanzattiva, Guardie ambientali d’Italia, Fiab, Cai e Italia Nostra che hanno aperto un osservatorio indipendente per far luce su come viene gestito il più grande oro che abbiamo in Abruzzo, l’acqua. Abbiamo chiesto chiarimenti dati gli 84 milioni di euro e un commissariamento decennale: le risposte del Governo sono evasive. La vicenda del terremoto resta emblematica per la nostra regione: la ricostruzione non è mai praticamente partita, L’Aquila è tuttora in ginocchio e lo spopolamento delle aree interne resta una grandissima priorità a cui purtroppo non si danno risposte. Anche la tragedia di Rigopiano ci dice una cosa: il più grande investimento che serve alla nostra regione è la messa in sicurezza del territorio che sta letteralmente cedendo e che non regge più l’incuria è un consumo di suolo drammatico. Invece che valorizzare le aree protette, abbiamo continuato a mangiarci il suolo, costruire ovunque e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Sinistra Italiana in Abruzzo si sta riorganizzando dopo alcuni cambiamenti al suo interno, quali saranno le vostre priorità?

Mi riallaccio al ragionamento che facevo prima: le priorità sono tantissime e l’essere all’opposizione del governo regionale le dà la cifra del nostro giudizio di come sono state gestite le criticità che prima citavo. Oltre a Bussi e all’approvazione del Parco della Costa Teatina su cui da anni lavoriamo, sono tante altre le necessità come la ricostruzione di tutte le aree colpite dal terremoto, la messa in sicurezza del territorio e rimettere in piedi un servizio socio-sanitario abruzzese che esce dal commissariamento ma che rischia di ipotecare ogni scelta politica possibile regalando ai privati tramite il project financing ogni futuro: noi metteremo in piedi ogni forma di lotta per fermare questa follia. L’approvazione del reddito minimo per rimettere al centro l’inclusione sociale e cominciare a intaccare davvero il dramma della disoccupazione, soprattutto quella giovanile ormai a numero da record: questa sarà una battaglia su cui ci spenderemo. Sinistra Italiana ha molto lavoro da fare ma intende farlo dal basso, coinvolgendo associazioni, singoli cittadini. La sfida lanciata al congresso nazionale di Rimini ci trova pronti anche qui, conosciamo le mille difficoltà, ma siamo pronti. Una gamba importante di questo lavoro sarà una sperimentazione, il bando sul mutualismo ‘Forza’ uscito proprio in questi giorni: è il programma con cui Sinistra Italiana sviluppa e finanzia progetti sociali innovativi, senza finalità di lucro. Il bando è finanziato grazie ai versamenti dei parlamentari di Sinistra Italiana, i quali contribuiscono ogni mese con il 70% della propria indennità netta alle spese per l’attività politica e al fondo ‘Forza’ per il mutualismo.

Due obiettivi, profondamente interconnessi: cambiare la politica per trasformare la società. E si rivolge per questa ragione sia ai circoli di Sinistra Italiana, sia ad associazioni, cooperative, gruppi informali che abbiamo un progetto di cambiamento e di volontariato da realizzare. Credo che il cambiamento reale possa nascere soltanto dall’impegno collettivo e disinteressato, dalla determinazione a migliorare la vita dei molti che oggi sono ostaggio di un sistema economico profondamente ingiusto che concentra la gran parte della ricchezza in mano a pochi e consuma irresponsabilmente le risorse naturali. Ultimo, ma non da ultimo, un tema delicato che è tornato alla ribalta dopo la grave aggressione avvenuta a Pescara: l’omofobia. Un campanello d’allarme che suona come un monito: c’è l’urgenza di tornare nelle scuole. La nostra deputata Celeste Costantino aveva presentato una proposta di legge per portare l’’Educazione sentimentale’ nelle scuole ma fu attaccata da ogni parte e tutto è ancora fermo purtroppo. A Pescara Sinistra Italiana è stata in grado di sbloccare finalmente il registro delle unioni civili facendo approvare il regolamento. Era fermo da anni. Senza la nostra presenza non sarebbe mai accaduto. Noi qui in Abruzzo tramite il nostro consigliere regionale Bracco presenteremo una proposta di legge contro l’omofobia e ci aspettiamo larghe convergenze.

Intervista a cura di Francesca Di Giuseppe

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